Insonnia e qualità del sonno

Prima di tutto, sono numerosissimi i pazienti che si presentano con questo disturbo, ponendolo in rilievo davanti a tutti gli altri, tipicamente associandolo all’ansia.


E, di certo, un sonno persistentemente disturbato è un sintomo grave di per sé. Comporta una sofferenza elevata, sia durante le ore di insonnia, sia nel resto della giornata. Non ho bisogno di spiegare a chi ne soffre cosa significa affrontare una giornata di lavoro o di studio sfiniti, confusi, rallentati, distratti, sonnolenti, irritabili. E con la prospettiva di avere lo stesso tormentoso problema la notte successiva.

Prima o poi capita che l’insonnia interferisca pesantemente sulla propria attività, per ripercussioni della mancanza di sonno sulle prestazioni (a volte anche con rischi elevati, nel caso di uso di macchine), o anche per il danno diretto che l’insonnia porta alla propria salute psichica e fisica.


Qualunque sia la causa dell’insonnia, ciò che la rende tenace e la configura come un disturbo a sé, è la paura di non riuscire a dormire, che immancabilmente sopravviene in breve tempo.

Parlo di paura, e non di preoccupazione o di apprensione, perché le funzioni psichiche subiscono un sovvertimento generale che può minacciare di far crollare l’Io, concretamente e in breve tempo.

Non per nulla la privazione forzata di sonno è usata come tortura.

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    Circa le cause dell’insonnia, è superfluo elencarle qui.

    Perché, come dicevo poco fa, sono scritte dappertutto. Ma, soprattutto, perché chi va da uno Psichiatra sa sempre perché dorme male. Basta chiedere.

    A parte rari casi di insonnie che possono essere considerate malattie a sé stanti (casi di pertinenza degli esperti di Medicina del Sonno), nella stragrande maggioranza dei casi l’insonnia è legata strettamente a condizioni di facile comprensione.


    In non pochi casi quella che è presentata come insonnia è in realtà privazione di sonno da cause ben individuate. Tipicamente questa situazione riguarda turnisti (o lavoratori reperibili o occasionali), chi riposa in un ambiente rumoroso o disagevole, genitori di neonati, chi dorme in prossimità di soggetti roncopatici (che russano), pazienti affetti da malattie fisiche dolorose o con altri sintomi che rendono impossibile dormire.


    In qualche caso i suggerimenti che si trovano, come dicevo, dovunque, sono sensati e utili. Sono le regole dell’igiene del sonno. Indubbiamente giudiziose, sacrosante. Sempre che sia possibile seguirle.

    Il vero problema è che nessuno trova sul web il proprio caso particolare: praticamente non esiste il paziente modello a cui si rivolgono saggi consigli e larvati rimproveri, nelle tabelle che si trovano in circolazione. Viene da pensare che una persona che abbia tanto tempo da dedicare all’osservanza delle regole igieniche, o non ha grossi guai (quindi presto riuscirà a dormire), oppure si dedica ossessivamente a rispettare le prescrizioni comportamentali (perdendoci il sonno; il problema allora non è l’insonnia …).

    Quello che importa veramente è la possibilità di dormire secondo le proprie abitudini, rispettando i rituali che, in misura maggiore o minore, tutti compiono senza pensarci troppo prima di lasciarsi il mondo alle spalle. Pochi fortunati abbisognano soltanto di pochi gesti e di un giaciglio.

    Come dicevo, importa la qualità del sonno, non la quantità. Cioè, come ci si sente quando ci si alza dal letto, non quanto dura il sonno. È noto che la durata del sonno varia molto da individuo a individuo, e che tende a stabilizzarsi con precisione a volte sorprendente. Non è mai opportuno cercare di adeguare il sonno a regole estranee alla propria fisiologia. Un esempio: chiunque sia stato ricoverato in ospedale conosce gli insanabili conflitti fra i propri ritmi, da una parte, e gli orari e la logistica del reparto dall’altra; problemi illusoriamente affrontati mediante prescrizioni routinarie a tappeto di farmaci ipnoinducenti.


    Certo è che, se si vogliono mantenere abitudini evitabili che rendono difficile il sonno o addirittura ne neghino l’utilità (una vita piena di guai, di quelle che non dormi mai), non esiste cura. Ma posso testimoniare che a volte mi si chiede di realizzare simili imprese.

    Se si vive secondo ritmi variabili, il soggetto, finché ce la fa, trova spontaneamente un compromesso e riesce a rubare qualche breve sonno fra un’attività e l’altra. Onestamente, ho conosciuto pochissime persone che hanno trovato in questo modo un adattamento permanente e soddisfacente: si tratta di eccezioni e di caratteristiche probabilmente innate, quindi non raccomando mai di perseguire a tutti i costi questo obiettivo.


    Qualcuno mi racconta di aver letto che, in scenari di guerra, si adottano tecniche particolari per essere sempre in piena efficienza anche senza dormire che pochi minuti; magari assumendo droghe più o meno leggendarie. Vero, da quando esistono la guerra e le droghe. Ma non siamo in guerra (forse), e non ha senso medico (o non è legale) prescrivere farmaci nootropi (si chiamano così) per incrementare le prestazioni.

Terapia farmacologica dell’insonnia 

La prescrizione di farmaci che aiutino a dormire è la più comune delle richieste.

Più l’insonnia si presenta come sintomo isolato, “puro”, più è appropriata ed efficace una terapia specifica.


Sta di fatto che una situazione del genere è rara. Quasi sempre il sonno è la prima (o la principale) funzione fisiologica a subire alterazioni, praticamente nel corso di ogni tipo di disturbo psichico (e anche di turbamenti emotivi non definibili come malattie). Perciò, nella grande maggioranza dei casi, la cura dell’insonnia non può prescindere da quella del disturbo che la provoca. Questo concetto è semplice, ma la sua applicazione pratica non lo è sempre.

Isonnia e terapia

Di solito la terapia comincia a funzionare quando si chiarisce in quale situazione si inquadra il problema del sonno.


Non raramente questo inquadramento può portare a terapie dirette primariamente verso sintomi di natura apparentemente diversa dall’insonnia (l’esempio più frequente è rappresentato dall’efficacia sul sonno di terapie antidepressive).

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